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Channel: Alessandro Borghese - Dissapore
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Quanto guadagna Alessandro Borghese

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Okay, in effetti “Il lusso della semplicità” non è   il massimo della raffinatezza  e nemmeno dell’originalità,  se parliamo di nomi da assegnare a un ristorante.

Però l’associazione di parole è chiara, immediata, va dritta al punto senza tanti fronzoli.

Proprio come Alessandro Borghese.

Ma il  sempre-sorridente telechef dall’aria un tempo stralunata che abbiamo conosciuto in trasmissioni quali Junior Masterchef o Kitchen Sound –e che è appena tornato in tivù con “Alessandro Borghese 4 ristoranti, trasmesso da Sky uno HD alle 21.15– non è solo un ristoratore e un popolare conduttore di programmi di cucina. E’  innanzi tutto è un marchio.

E,  per ragioni che restano insondabili ai più, noi compresi, è anche  una vera e propria  macchina da soldi.

Il suo marchio infatti, “il lusso della semplicità”, insieme alla holding “AB NORMAL” –tanto per restare in tema di nomi originali– è una rete che spazia in tutto lo scibile della cucina.

Dalla ristorazione alla produzione di programmi TV, dai negozi di pasta fresca al catering, dall’utensileria da cucina alla comunicazione via web e, da ultimo, il nuovo ristorante da 50 coperti con  scusa di cucina incorporata che sorgerà a febbraio 2017 a City Life, Milano, la città che, secondo le previsioni di Borghese stesso “è destinata a crescere di più in Europa”.

Giusto quindi investirci del denaro e allargare il già vasto impero, che conta in totale un più che ragguardevole fatturato da due milioni di euro, ricavato dalle molteplici attività seguite.

E la chiave per costruire questo piccolo impero non è certo stata solo la (presunta) l’abilità ai fornelli, ma, evidentemente, un innato senso per gli affari.

Borghese è stato infatti  uno dei primi ad avere l’intuizione di quanto avrebbero contato il web e i social in ogni attività –come lo stesso chef-tv ha raccontato in un’intervista a Business Insider— intuizione che lo ha portato a “investire cifre non indifferenti nel mondo social quando ancora molti non ne comprendevano la portata: “ho creato alessandroborghese.com e la mia pagina Facebook oltre 10 anni fa, da lì si è sviluppata la società che si occupa di comunicazione web e che oggi produce format tv, i miei e quelli di altri”, dice lo chef.

Ecco perché Borghese, dietro l’aria piaciona e ammiccante del cuoco sorridente, è in realtà uno scaltro uomo d’affari, capace di fiutare l’aria e interpretare le nuove tendenze: “perché oggi lo chef deve sì avere il cuore sui fornelli, ma la testa negli affari, e non può più solo essere un artista del tegame”.

Ma il successo di Borghese e l’abilità nell’amministrare il suo impero culinario derivano anche dalla capacità di delegare l’imponente mole di lavoro, la capacità di scovare le persone giuste e creare un team valido, efficiente e affidabile.

Dice infatti Borghese: “Gli imprenditori italiani sono degli accentratori assolutisti. I miei anni negli Usa mi hanno invece insegnato che il segreto è saper mettere insieme le persone con le giuste competenze: non potrei seguire tutto senza delegare”.

E tra le molteplici attività seguite, c’è anche quella di consulenza ai giovani imprenditori, che Borghese forma iniziando con una domanda semplice e diretta: “quanta fame hai?”, ovviamente non riferita al desiderio di tagliatelle ma a ben più corpose attività finanziarie, sulle quali lo chef elargisce preziosi consigli, forte della sua lunga esperienza:

“Tanti vogliono investire nel food, dove c’è molto spazio, ma dove ti puoi fare anche molto male. Per imporsi servono una motivazione forte, un’idea imprenditoriale concreta, un business plan accurato. In troppi –-e questo è anche colpa della tv -– pensano che aprire un locale sia una facile via di fuga da un altro mestiere… In realtà la ristorazione ha costi alti e margini bassi».

Consigli che non dimenticano di rimarcare l’importanza dello studio e dell’aggiornamento, come in qualsiasi altra attività in cui si voglia ottenere un successo solido e duraturo. “Studiare, studiare e ancora studiare”, è il consiglio di Borghese, che raccomanda anche una solida formazione, da farsi nelle cucine dei ristoranti di tutto il mondo, una tappa obbligata per ogni chef che abbia mire più  elevate  dell’aprire la trattoria sotto casa: “Non sono per la fuga dei cervelli, ma sono per la loro “trasferta temporanea”. L’estero insegna a interiorizzare un diverso modello del lavoro. Poi però quel bagaglio te lo devi riportare in Italia».

Studio costante, aggiornamento, intraprendenza e voglia di novità sono doti che fanno immaginare a Borghese scenari sempre nuovi.

“Mi piacerebbe che Quattro ristoranti diventasse una sorta di nuova guida gastronomica, un diverso TripAdvisor, magari con un proprio sito – dice Borghese – e poi sto pensando a un’esperienza nel settore alberghiero. Di sicuro lì qualcosa potremmo fare”.

Perché tante sono le possibilità di successo, basta avere il fiuto giusto:  il fiuto di uno chef.

Quello che –l’avreste mai detto?– sembra avere Alessandro Borghese.

[Crediti | Link: Business Insider]


Alessandro Borghese spiega perché non siamo pazzi sadici se guardiamo Junior Masterchef Italia

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Giovedì 13 marzo inizierà il programma più atteso dell’anno, Junior Masterchef Italia, ovvero la versione per bambini/adolescenti tra i 9 e i 13 anni del talent di maggior successo del sistema solare. Forse potremmo sostituire “più atteso” con “più discusso”, visto quanti sono a trovare diversamente etica l’idea di talentizzare brutalmente i più piccoli.

Ad ogni modo, The Show Must Go On (non odierò mai abbastanza i Queen per aver composto quella canzone) e i piccoli ci assicurano non saranno trattati con l’usuale severità televisiva del programma. Che sarà in mano ad Alessandro Borghese, la mamma di Joe, Lidia Bastianich (affari di famiglia…) e l’inarrestabile Bruno Barbieri.

Un Borghese decisamente entusiasta di questo programma (ma dai!), racconta in un’intervista a Il Giornale alcuni retroscena e anticipazioni:

“Abbiamo anche figli di immigrati, dal cubano al filippino. I ragazzi sono fantastici: una volta ho detto a uno di loro “Bravo, hai fatto un azzardo ” poi lui è andato dagli altri e ha chiesto ”Ma che cos’è un azzardo?”

Assicurata la quota multiculturale, per rendere la competizione meno cruda, sono state apportate alcune modifiche: niente più eliminazioni singole, ma classifiche e blocchi interi di eliminati, che ricevono comunque targhe e pergamene come premio.

Insomma, tanti buoni sentimenti.

Borghese infatti aggiunge:

“Quando ci sono le eliminazioni cerco sempre di ridurre al minimo lo stress sui piccoli concorrenti. Penso che ce la siamo giocata bene coi ragazzi”.

Che bravo ragazzo, Borghese! Insomma non ci resta che aspettare marzo e scoprire insieme i volti nei nuovi professionalissimi concorrenti-chef. Non dite che non siete curiosi.

[Crediti | Link: Il Giornale]

Masterchef Junior Italia: siete pronti per il talent dei piccoli cuochi?

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Giovedì 13 marzo parte Masterchef Junior Italia. 14 concorrenti dagli 8 ai 13 anni. Su Sky 1 HD. Dalle 21.10.

[Ora parliamo della bellezza di Alessandro Borghese, giudice del talent junior insieme a Lidia Bastianich, mamma di Joe, e Bruno Barbieri. Parliamo di quanto siano da esaltare la sua bellezza, la facilità e creatività della sua cucina, la delicatezza dei modi. Ai commenti di rimprovero per troppa vanità già vi rispondo che non posso impedirmi di amarlo].

Il talent di cucina in versione baby vede un gruppo di concorrenti divisi per squadre sfidarsi a colpi di planetaria. Le prove sono commisurate all’età dei partecipanti: Mistery Box, Invention Test, e sfida per squadre.

Non esistono i migliori e i peggiori della puntata. Non ci sono eliminazioni individuali ma a gruppi di tre concorrenti, che ricevono però lauti premi di consolazione. I familiari, amici e parenti sono coinvolti nelle sfide. In totale 10 puntate: le prime due di selezione e poi il contest vero e proprio.

Una cosa è certa, al di là del trasporto che già prevedo per Borghese: se è vero che non ho visto quella per adulti, è sicuramente verissimo che vedrò Masterchef per i piccoli. Questo lo dico basandomi sulla versione australiana. Non ci sarà quel sadismo pop di Cracco, ma leggere scaramucce, frasi ad effetto, insegnamenti. Non ci saranno le lacrime di Rachida, ma un ambiente più rilassato.

Junior MasterChef Italia Alessandro BrogheseConcorrenti Masterchef JuniorJunior Master Chef 2014 Giudici

I piccoli partecipanti, così come riportato da Chiara Maffioletti sul Corriere della Sera, parlano di una “grande opportunità”. Ma i genitori smorzano i toni definendola una “bella esperienza”.

Alessandro Borghese è (ovviamente) entusiasta e racconta in un’intervista al Giornale un bell’aneddoto : “I ragazzi sono fantastici: una volta ho detto a uno di loro “Bravo, hai fatto un azzardo ” poi lui è andato dagli altri e ha chiesto ”Ma che cos’è un azzardo?””

[Crediti | Link: Dissapore, Il Giornale]

Enrico Crippa e altri buoni motivi per vedere la semifinale di Masterchef

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Un motivo per guardare la puntata di stasera di Masterchef: non c’è più Rachida. Anche se c’è chi dice (dopo un pasto molto pesante) che la rivedremo ancora in giro.

Un motivo per non guardare la puntata di stasera di Masterchef: non c’è più Rachida. Ebbene sì, pare che molti lo vedano per ammirarne sagacia culinaria ed equilibrio psicologico…

Passiamo ai motivi seri. Ecco quattro buoni motivi per guardare la semifinale di Masterchef in onda stasera su Sky Uno. Quattro come i concorrenti rimasti, Almo, Salvatore, Enrica e Federico.

1) Alla Mystery Box saranno presenti Lidia Bastianich e Alessandro Borghese, i giudici – insieme a Bruno Barbieri – di Junior MasterChef Italia, che inizia su Sky Uno il 13 marzo.

La mamma di Joe farà, come ci aspettiamo, la parte della chioccia piena di consigli e pronta a rincuorare? Borghese la parte del … uhm, che parte fa Borghese in televisione? Andrebbe trovata una definizione sintetica di “uomo che sorride in maniera irritante, fa commenti tecnici inopportuni e gigioneggia in qua e in là”.

2) La prova in esterna si svolgerà al Piazza Duomo di Alba, il ristorante tristellato guidato da Enrico Crippa. Sarà lo chef in persona a giudicare i piatti dei concorrenti, che cucineranno insieme alla sua brigata.

La puntata aggiungerà così un altro tassello alla vexata quaestio di cui ci eravamo già occupati: lo chef ha da stare in cucina o in televisione?

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3) I concorrenti sono rimasti in pochi,e avremo quindi la possibilità di conoscerli meglio e rispondere a quesiti esistenziali del tipo:

Salvatore sa parlare italiano? Almo riuscirà a indossare scarpe ancora più appariscenti? I giudici faranno vincere almeno una prova a Enrico? Federico eleverà ancora il suo tasso record di spocchia?

masterchef

4) Nessun dettaglio, invece, sull’Invention Test. Viste le polemiche sulla partecipazione di Slow Food all’ultima puntata, possiamo aspettarci il presidente della FAO o Carlo Petrini in persona.

[Crediti e link | Dissapore, Vanity Fair | Immagini: Vanity Fair, piazzaduomoalba.it]

Do you speak Facebook? Gli chef che -lo avete voluto voi- ci piacciono di più

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Tra la puntata di un reality e un’ospitata in tv, tra uno show cooking e la presentazione di un libro, hanno pure il tempo di essere delle star dei social media. Di chi sto parlando? Naturalmente degli chef, supereroi della gastroera che penetrano nella nostra quotidianità anche attraverso i social media, ai quali siamo connessi per 2 ore e mezza al giorno tutti i giorni (leggete questa ricerca, se non ci credete).

Chef, dicevamo, che domano i social network saccheggiando like grazie a foto ammiccanti, facce buffe, notizie avvincenti, micro o macro successi personali.

Nella guerra dei “mi piace” (come farli, come ottenerne sempre di più, come ottenerne più dell’altro chef) le ancora imbattute Armi di Gratificazione di Massa (così le chiama Alex Oriani nel libro Born to be liked) sono: foto di bambini, foto di gattini, foto di gattini con bambini.

Ma il social-chef, chiameremo così i sei chef più seguiti su Facebook di cui sto per svelarvi il nome, hanno ognuno una propria strategia, o un proprio social media strategist.

Bruno Barbieri, selfie

6° posto Bruno Barbieri – 58.000 like

Abituati a vedere la sua faccia sulle etichette dei prodotti del supermercato e in televisione, Bruno Barbieri riempie per noi la pagina Facebook dei suoi profili migliori. E’ un postatore seriale di selfie (CSP, direbbe Oriani, Compulsive Selfies Poster).

Simone Rugiati - Facebook

5° posto Simone Rugiati – 190.000 like

Gli piacciono gli emoticon, le faccine, e su questo non ci piove. Gli piace anche fare domande retoriche tipo “vi piace il gelato?”, oppure “avete voglia di mangiare un bell’hamburger?”, “avete in frigo un po’ di verdura e non sapete cosa farci?” e c’è chi gli risponde e non sembra affatto sfinito da tutto questo chiedere.

Chef Rubio, Facebook

4° posto Chef Rubio – 226.000 like

SOC (Soap Opera Character) è il profilo che, senz’ombra di dubbio, Oriani affiderebbe a Chef Rubio. Le sue sono pose plastiche, facce espressive da fotoromanzo, e ogni giorno i suoi fan hanno la possibilità di seguire la trama della sua carriera televisiva e mediatica.

Antonino Cannavacciuolo , Facebook

3° posto – Antonino Cannavacciuolo – 271.000 like

Per l’uso disinvolto di hashtag, link e tono da Hoax Plugger (l’etichetta è sempre di Oriani), la pagina di Cannavacciuolo puzza a distanza di miglia di social media strategist parecchio in gamba. Ma potete anche credere che sia lui stesso a postare cose tipo: Chi non guarda stasera Cucine da Incubo, si prenderà una bella pacca. A voi la scelta.

Cracco, Facebook  

2° posto – Carlo Cracco – 303.000 like

Lo avrei dato al primo posto, giuro, e invece Carlo Cracco ha solo 303.000 like e una pagina molto attiva in cui ha il suo bel da fare nel promuovere tutte le varie attività quotidiane dosate in maniera equilibrata: Cracco-testimonial,Cracco- ospite, Cracco-cattivo, Cracco-beneficenza, Cracco- conduttore, Cracco-scrittore, Cracco-modello, e sì, anche Cracco-chef!

Alessandro Borghese, Facebook

1° posto – Alessandro Borghese – 444.000 like

Un diluvio di puntini di sospensione, punti esclamativi, interrogativi, maiuscole e vocali ripetute (cose tipo: ciaooooo, amiciiiii, carissimiiiii) mi fanno pensare che dietro questa pagina ci sia la vera mano dello chef. E forse per questo i seguaci sono così tanti. Il profilo che più gli si addice è sicuramente il Check-in-oholic: di Borghese riusciremmo a sapere ogni giorno il tragitto che ha compiuto la sua automobile, e sapremmo anche disegnare una mappa completa della sua abitazione. Contento lui.

[Crediti | Link: Iquii, Born to be liked, Romacapitale. Immagini: Facebook]

Di 4 Ristoranti ci piace persino Alessandro Borghese. Possibile?

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Ero portata a credere, fino a poco fa, che ogni cosa della tv nutrizional-popolare avesse a che fare con Alessandro Borghese, il Ridge Forrester del food italiano con la mascella prominente, la famiglia ingombrante e del sedicente fascino, fosse destinata all’oblio televisivo.

Non tanto per (de)meriti di format a dispetto dei guadagni pazzeschi, quanto piuttosto per una innata antipatia nei suoi confronti, motivata essenzialmente dal suo essere Alessandro Borghese, niente di più niente di meno, tutto di personale.

Oggi, con notevole sforzo, sono costretta a rivedere la mia posizione, in particolare dopo aver visto (e gradito) le prime due puntate di 4 Ristoranti, in onda su Sky da un paio di settimane il mercoledì alle 21:10 con molte repliche nei giorni a seguire.

La trasmissione è semplice e ricorda agli aficionados altri cloni tv che hanno come filo conduttore, ad esempio, il matrimonio.

4 Ristoranti, ristoratore4 ristoranti, ristoratore4 ristoranti, ristoratore4 ristoranti, ristoratore

4 ristoratori di una stessa area geografica si sfidano a suon di votazioni, ognuno valutando gli altri tre. In palio ci sono 5mila euro da reinvestire nel ristorante, una somma degna di considerazione ma che non serve a fare la svolta definitiva.

4 ristoranti, i voti4 ristoranti, i voti

A tenere insieme il tutto, tessendo la trama di una produzione gradevole e con un montaggio spassoso, è Borghese, che appare meno impegnato a farsi bello e più partecipe alla situazione. E’ lui che più degli altri decide le sorti dei ristoratori, perché il suo voto vale come quello degli altri tre professionisti.

Si entra nelle cucine, si guarda dove gli altri non possono guardare, ci si fa servire durante una cena o un pranzo mentre il ristorante è pieno, si fa caso ai dettagli e si fanno anche le pulci al conto finale.

Insomma, ci dicono che il peggio della crisi è passato, quindi archiviamo (seppur in palinsesto prosegua) la triste parabola dei ristoranti in bilico tra vita e morte di Cucine da incubo, i pianti e le scene isteriche in cucina, che ormai sono un pochetto troppo prevedibili seguendo uno schema scontato e ripetitivo.

Alessandro Borghese, 4 ristoranti

Con 4 Ristoranti veniamo trasportati nel mondo della ristorazione più disimpegnato, più easy per rifarci allo slang della prima puntata, dove i milanesi si sono dati battaglia. Se i giudizi devono dare un voto a location (che ormai ha definitivamente sostituito “posto”, peccato), menu, servizio e conto, il vero punto di forza della trasmissione non sono questi, ma la parte di personalità che ancora riesce a rendere il lavoro del ristoratore bello, carico di adrenalina.

Come ci ricorda Alessandro Borghese quando si gira verso il telespettatore e ci guarda dritti negli occhi (un po’ spaghetti western, un po’ Teletubbies) qui si parla di tipologie di ristorazione, di approccio al cibo e alla vita.

4 ristoranti, l'ispezione

E infatti, per una volta, il concetto assomiglia al vero e non a qualcosa di plasticoso. Ci sono i ristoratori fighetti, con sale precisine e camerieri pinguinati, ma poi ci sono anche chioschi dove ci si apparecchia da soli, locali dove immigrati egiziani di vecchia data propongono la loro versione degli gnocchi, o anche quelli che mescolano cucina brasiliana e giapponese.

4 ristoranti, un ristorante

Fino ad ora, le due puntate hanno incoronato: il miglior ristorante post-etnico di Milano, il miglior ristorante della Romagna. Sì, confesso che quando ho sentito il termine “post-etcnico” mi sono irrigidita, ma stavolta ne avevano tutte le ragioni.

4 ristoranti, un piatto4 ristoranti, un piatto4 ristoranti, un piatto

Ora potete anche fare i criticoni a prescindere, sottolineando che la trattoria sotto casa vostra non mescola nulla e da millenni è la vostra preferita, ma il format è una finestra sul mondo del food italiano, uno spaccato di quelle che sono un po’ le tendenze, le personalità più spiccate, le creatività e sperimentazioni che ancora rendono questo lavoro bello e stimolante.

Si racconta, mettendoci il naso, di come le cose cambiano, di come si evolvono, di cosa succede se si prova a mettere fuori il naso dal mondo rassicurante del ristorante conosciuto e dal comfort food.

4 ristoranti, classifica finale

Il tutto, ovviamente, senza mai perdere d’occhio il portafogli, perché (come dice il ristoratore romagnolo della seconda puntata) “se vinco, i 5 mila li uso per Equitalia”.

4 ristoranti, alessandro borghese, sky uno

Forse ci stanno imbrogliando, forse la crisi non è finita. Ma almeno abbiamo un nuovo programma tv per far finta che lo sia.

[Crediti | Link: Dissapore, immagini: TvBlog]

Recensioni ristoranti: Alessandro Borghese apre “Il lusso della semplicità”, 5 piatti più i vini a 100 Euro

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Avete presente quando Alessandro Borghese,  in uno dei suoi millemila programmi tv, fa quell’espressione da amicone a tutti i costi con quelli che non l’hanno mai visto? Ecco. A vedere la sua faccia in tv mi trasformo esattamente nelle persona che non voglio essere: livorosa, assetata di sangue e sputasentenze.

Ha aperto un temporary restaurant a Milano“, mi dicono.

Non me lo voglio perdere: una serata mi basta e avanza per fomentare la mia irrazionale tendenza a trasformarmi in troll silenziosa (di quelli che borbottano duro, ma poi non esternano). E quindi prenoto per due, perché il gioco della critica ingiustificata è più divertente se condiviso.

All’ultimo, però, capita l’imprevisto e al tavolo del Ristorante Il lusso della semplicità (all’interno dell’Hotel Enterprise di Milano) sono sola. E da sola mi si abbassano di molto le velleità d’odio non giustificato: diciamo che divento più docile perché codarda.

E comunque, che non passi in sordina, il nome del ristorante (nonché della società di Borghese) è inascoltabile.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Funziona così: durante il giorno Borghese registra 5 puntate della sua nuova trasmissione (Kitchen Sound, in onda dal 20 luglio su Sky Uno HD e poi su Sky on demand), e la sera ai tavoli la gente mangia quello che ha cucinato per la tv. A rotazione 200 ricette (il menu cambia una volta alla settimana) e così non si butta via niente (che adesso è pure di moda).

Sola e tapina al mio tavolo leggo il menu degustazione della serata: 5 portate con accompagnamento vini alla modica (?) cifra di 100 euro. Non gridate subito allo scandalo: calcolate che, finita la cena, avrete il vostro selfie con lo chef compreso nella cifra.

La sala si riempie in fretta: una trentina di coperti, che più variegati non si può. D’altra parte cosa volete che faccia seduta a tavola da sola? Guardo gli altri, ovviamente, visto che la fauna umana è largamente più interessante delle roselline nel centrotavola.

Ci sono delle ragazze, forse in cerca del selfie suddetto (pratica ormai consolidata), ma anche delle famiglie hipster con uno stuolo non trascurabile di bambini. C’è la coppia attempata e tirata a lustro per l’occasione, e poi ci sono lui e lei con discreta differenza d’età e pure di etnia. Insomma, ce li abbiamo tutti: mi chiedo se siano tutti spinti dalla curiosità, dall’essere fan oppure hater (perché non voglio pensare di essere la sola della tipologia, altrimenti mi sento cattiva).

Prima di dirvi cosa e come ho mangiato devo fare una considerazione.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Il nuovo programma di Borghese ha a che fare con la cucina, ma pure con la musica (da qui Kitchen Sound, che poi è sempre meglio del nome del ristorante). In ogni puntata la colonna sonora è la selezione di RDS, sponsor tecnico del programma, e poi c’è pure una ricetta rappata: me l’ha detto Borghese (ecco,  ora sapete che ci ho parlato, mi sono autospoilerata).

Dopo questa serata ho capito che, se mangi da sola, inevitabilmente fai più attenzione ad altri dettagli. La musica, ad esempio, che a cena dovrebbe essere un sottofondo. Qui la top 100 di RDS ci mette il suo. Cosa può contenere una playlist con le 100 migliori canzoni di sempre se non delle ciofeche inascoltabili e dei capolavori che ti verrebbe voglia di saltare sul tavolo e sculettare?

Tutto molto pop, non c’è mica da fare i difficili qui, ma nel mio studio sociologico sulla “cena per uno” ho capito che i Guns n’ Roses mi rinfrancano nei momenti bui, forse perché ho stampata nella testa la frangia di Slash in fase schitarramento.

Oltre alla musica ti aiuta il vino, naturalmente. Perché se sei solo, in quei momenti tra un piatto e l’altro, quando hai già scrollato Facebook e guardato in giro, butti giù sorsino dopo sorsino. Non è sete, è un gesto incondizionato che porta al disfacimento.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Comunque, i piatti. Si inizia con un fish cake con salsa lemongrass e maionese di latte di baccalà mantecato. Lasciate stare il barocco del nome: è un bocconcino di pesce fritto, e più di tutto gradisco la maionese.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Si passa al tris di antipasti: Insalata di riso a’mmare (spuma di riso, alghe marine, lumachine di mare e cannolicchi), Brus-schietta (pane, fior di latte, vongole veraci, basilico e mentuccia), Sgombro 69° (sgombro marinato con salsa aioli e chili, e daikon arrosto).

Lo abbiamo capito: dare il nome alle cose non è il suo forte. Il fatto è che, comunque, non se ne salva uno e pare di giocare alle scatole cinesi: le alghe ammazzano le lumachine, la mentuccia ammazza il fior di latte, l’aioli ammazza il daikon. Io non mi ammazzo, io bevo.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

“Vuole per caso assaggiare qualche piatto del menu per i bimbi?” (Ce ne sono talmente tanti, dopo Junior MasterChef, che hanno creato un menu apposta per loro). Come no?

Ecco l’involtino di carne con misticanza, cucunci e pangrattato al miele. Non male, se non fosse per la carne un po’ tenace, ma comunque un sapore non propriamente soft. I bambini devono essere un po’ cambiati, dai miei tempi: mangiano i fiori del cappero e io non me ne ero resa conto.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

E’ il momento di “Fettuccina alla brace” AKA fettuccine con pomodorini bruciati, vaniglia, menta, pecorino e olio al carbone.  Una sorta di sberlone in faccia: coraggioso, ma decisamente carico.

Insomma, non è che si senta tanto il bruciato, è che si sente tantissimo il pecorino (cosa che mi piace sempre, ma che poi pago con nottate di allucinazioni desertiche).

Buona, sì, molto salata ma “maschia”. Irrorare con vino a profusione.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Ci risiamo: “Rombo del pollo”. Dicesi rombo del pollo un rombo chiodato con pelle di pollo e chimichurri all’italiana. I piccoli grumi di pelle di pollo risultano di una sapidità quantomeno temeraria, e diciamo pure che il rombo diventa una sorta di contorno.

Ora ne sono certa: sarà una nottata da bottiglia a canna.

Sì, ma in tutto questo: Borghese quando arriva? Ho tracannato di tutto: bollicine, Gewurztraminer Hofstätter, persino un rosso che poi però ho dimenticato, e di lui ancora neanche l’ombra.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Il secondo piatto per bambini è una costoletta d’agnello su letto di patata schiacciate al profumo di agrumi di Amalfi.

Riconfermo il fatto che le papille dei piccoletti devono essersi ben evolute in questi anni, e pure che Borghese abbia una certa predilezione per piatti non proprio delicati, ma piuttosto decisi.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Il dessert si chiama “Mangialo bene” (sigh) ed è un biscuit al pistacchio, crema della nonna all’arancia e passion fruit. Fresco, graditissimo dopo tutta questa scazzottata di sapori forti un toccasana.

Il passito Pellegrino accompagna, e realizzo che la cordata di vini pop serviti stasera ricorda una selezione di madre Esselunga, ma non ho per nulla disdegnato.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Sono un po’ sbronza, ho ancora sete e sono piena. In questo tripudio di sensazioni tra i tavoli si palesa la star, che li gira uno per uno e non si sottrae a sorrisi e foto ricordo. Sto finendo il mio dolce, ho cucchiaio e bicchiere in mano e, non potendomi stringere la mano Borghese mi saluta con un gomito contro gomito.

La cena in solitaria col bicchiere sempre pieno mi porta ad essere più loquace di quanto pensassi. Gliele sparo tutte: “mi verranno 4 buchi di cellulite stasera” (io parlo del sale, ma lui interpreta come “ho mangiato tanto”), domande a raffica sulla trasmissione (il rapper che trova rime sulla ricetta della carbonara sarà da vedere), poi mi lancio in un “sembri più magro in tv” che mi autoimbarazza, maledetto passito!

Lui glissa “sono una fisarmonica, dipende dal periodo”. Sono stata cattiva?

Conclusioni: è più facile odiare immotivamente una persona che si vede solo in tv, e dopo questa serata mi sento decisamente più magnanima nei confronti di Alessandro Borghese.

Ho anche imparato che quelle ricettine un po’ insipide che lo vedevo snocciolare in video sono in realtà delle bombe di sapidità che esprimono un certo carattere vivace, nonchè un palato che non va per il sottile. Chissà quanto acqua beve al giorno.

E poi ho imparato anche che ci vorrebbe un vero copy per dare il giusto nome ai piatti.

Per chi se lo stesse chiedendo, la lunga passeggiata rinfrescante fino alla macchina ha giovato alla mia salvezza.

[Crediti | Link: Dissapore]

4 Ristoranti con Alessandro Borghese, il cuoco senza ristorante

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Innanzitutto: ci mettiamo d’accordo una volta per tutte su come vanno chiamati questi chef senza ristorante? Vi va bene Tv chef? Preferite Star chef o Power chef?

E se rinunciassimo alla sintesi optando per “Toy boy della tavola televisiva“? Scusate è perfetto, calza a Chef Rubio, aderisce a Simone Rugiati e si confà pure ad Alessandro Borghese.

Che in un ristorante vero non ha mai investito (chi glielo fa fare del resto, nei panni di azienda “one-man-band” guadagna molto di più) ma è titolato per condurre 4 Ristoranti, da martedì 10 novembre in prima serata su Sky Uno.

Seconda stagione di un format che è piaciuto, tanto che Sky e Magnolia hanno prodotto 10 episodi nuovi, dove 4 ristoratori di una stessa area geografica si sfidano a suon di votazioni, ognuno valutando gli altri concorrenti. In palio ci sono 5 mila euro da reinvestire nei ristoranti, che non saranno eccellenti ma neanche da incubo.

MOMENTO CONFESSIONALE

Nei miei ricordi di cucina televisiva moderna Alessandro Borghese c’è sempre stato, e in effetti è così, faccione e chioma fluente imperversano sugli schermi dal 2004. L’Ost, Cortesie per gli ospiti, Chef per un giorno, e così via fino a 4 ristoranti.

Mi chiedo perché, voglio dire, se c’è una ragione vera. L’unica risposta che riesco a darmi è che piace. E’ vero, vedere la sua faccia in tv che fa quell’espressione da amicone a tutti i costi con chi non l’ha mai visto, trasforma qualcuno di noi nella persona che non vuole essere: livorosa, assetata di sangue e sputasentenze.

Ma piace a figlie e nonne, è educato, carino, moderatamente simpatico. Il bravo ragazzo da far conoscere a mammà. E pazienza se ogni tanto ammicca, gigioneggia o sembra seguire un copione troppo pettinato.

[Fine momento confessionale]

E piace anche l’avvio della seconda stagione di 4 Ristoranti nonostante l’effetto deja vu. Tutto è rimasto uguale: struttura, regolamento, chioma e faccione del protagonista.

Però i ristoratori risultano vivaci, imprenditori motivati e appassionati. I piatti dei loro menu sono tradizionali o rivisitati con prudenza, gli impiattamenti senza troppi svolazzi. I locali somigliano a quelli che frequentiamo nella vita di tutti i giorni: modesti, eccessivi, belli o insignificanti ma comunque veri.

Il programma, ritmato, senza particolari inserimenti di fiction, ha il merito di non esagerare con i buoni sentimenti e costringe anche chi prova un’innata antipatia nei confronti del “Toy boy della tavola televisiva” (allora, siamo d’accordo?), motivata più che altro dal suo essere Alessandro Borghese, a rivedere la sua posizione.

Pur se con notevole sforzo.

[Crediti | Link: Dissapore]

 


Quanto guadagna Alessandro Borghese

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Okay, in effetti “Il lusso della semplicità” non è   il massimo della raffinatezza  e nemmeno dell’originalità,  se parliamo di nomi da assegnare a un ristorante.

Però l’associazione di parole è chiara, immediata, va dritta al punto senza tanti fronzoli.

Proprio come Alessandro Borghese.

Ma il  sempre-sorridente telechef dall’aria un tempo stralunata che abbiamo conosciuto in trasmissioni quali Junior Masterchef o Kitchen Sound –e che è appena tornato in tivù con “Alessandro Borghese 4 ristoranti, trasmesso da Sky uno HD alle 21.15– non è solo un ristoratore e un popolare conduttore di programmi di cucina. E’  innanzi tutto è un marchio.

E,  per ragioni che restano insondabili ai più, noi compresi, è anche  una vera e propria  macchina da soldi.

Il suo marchio infatti, “il lusso della semplicità”, insieme alla holding “AB NORMAL” –tanto per restare in tema di nomi originali– è una rete che spazia in tutto lo scibile della cucina.

Dalla ristorazione alla produzione di programmi TV, dai negozi di pasta fresca al catering, dall’utensileria da cucina alla comunicazione via web e, da ultimo, il nuovo ristorante da 50 coperti con  scusa di cucina incorporata che sorgerà a febbraio 2017 a City Life, Milano, la città che, secondo le previsioni di Borghese stesso “è destinata a crescere di più in Europa”.

Giusto quindi investirci del denaro e allargare il già vasto impero, che conta in totale un più che ragguardevole fatturato da due milioni di euro, ricavato dalle molteplici attività seguite.

E la chiave per costruire questo piccolo impero non è certo stata solo la (presunta) l’abilità ai fornelli, ma, evidentemente, un innato senso per gli affari.

Borghese è stato infatti  uno dei primi ad avere l’intuizione di quanto avrebbero contato il web e i social in ogni attività –come lo stesso chef-tv ha raccontato in un’intervista a Business Insider— intuizione che lo ha portato a “investire cifre non indifferenti nel mondo social quando ancora molti non ne comprendevano la portata: “ho creato alessandroborghese.com e la mia pagina Facebook oltre 10 anni fa, da lì si è sviluppata la società che si occupa di comunicazione web e che oggi produce format tv, i miei e quelli di altri”, dice lo chef.

Ecco perché Borghese, dietro l’aria piaciona e ammiccante del cuoco sorridente, è in realtà uno scaltro uomo d’affari, capace di fiutare l’aria e interpretare le nuove tendenze: “perché oggi lo chef deve sì avere il cuore sui fornelli, ma la testa negli affari, e non può più solo essere un artista del tegame”.

Ma il successo di Borghese e l’abilità nell’amministrare il suo impero culinario derivano anche dalla capacità di delegare l’imponente mole di lavoro, la capacità di scovare le persone giuste e creare un team valido, efficiente e affidabile.

Dice infatti Borghese: “Gli imprenditori italiani sono degli accentratori assolutisti. I miei anni negli Usa mi hanno invece insegnato che il segreto è saper mettere insieme le persone con le giuste competenze: non potrei seguire tutto senza delegare”.

E tra le molteplici attività seguite, c’è anche quella di consulenza ai giovani imprenditori, che Borghese forma iniziando con una domanda semplice e diretta: “quanta fame hai?”, ovviamente non riferita al desiderio di tagliatelle ma a ben più corpose attività finanziarie, sulle quali lo chef elargisce preziosi consigli, forte della sua lunga esperienza:

“Tanti vogliono investire nel food, dove c’è molto spazio, ma dove ti puoi fare anche molto male. Per imporsi servono una motivazione forte, un’idea imprenditoriale concreta, un business plan accurato. In troppi –-e questo è anche colpa della tv -– pensano che aprire un locale sia una facile via di fuga da un altro mestiere… In realtà la ristorazione ha costi alti e margini bassi».

Consigli che non dimenticano di rimarcare l’importanza dello studio e dell’aggiornamento, come in qualsiasi altra attività in cui si voglia ottenere un successo solido e duraturo. “Studiare, studiare e ancora studiare”, è il consiglio di Borghese, che raccomanda anche una solida formazione, da farsi nelle cucine dei ristoranti di tutto il mondo, una tappa obbligata per ogni chef che abbia mire più  elevate  dell’aprire la trattoria sotto casa: “Non sono per la fuga dei cervelli, ma sono per la loro “trasferta temporanea”. L’estero insegna a interiorizzare un diverso modello del lavoro. Poi però quel bagaglio te lo devi riportare in Italia».

Studio costante, aggiornamento, intraprendenza e voglia di novità sono doti che fanno immaginare a Borghese scenari sempre nuovi.

“Mi piacerebbe che Quattro ristoranti diventasse una sorta di nuova guida gastronomica, un diverso TripAdvisor, magari con un proprio sito – dice Borghese – e poi sto pensando a un’esperienza nel settore alberghiero. Di sicuro lì qualcosa potremmo fare”.

Perché tante sono le possibilità di successo, basta avere il fiuto giusto:  il fiuto di uno chef.

Quello che –l’avreste mai detto?– sembra avere Alessandro Borghese.

[Crediti | Link: Business Insider]

Alessandro Borghese a Milano: com’è, dove si trova e quanto costa mangiare nel suo primo ristorante

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“Milano è l’unico posto dove posso lavorare in Italia”.

Chissà poi perché. Ad ogni modo, coerente con la brusca affermazione, Alessandro Borghese, telechef dal seguito oceanico, conduttore di fortunate serie Tv come “4 Ristoranti”, aprirà un nuovo ristorante proprio a Milano, zona CityLife, nel Palazzo di Gio Ponti in Via Belisario 3.

Particolarità? Caratteristiche peculiari? Elementi di distinzione?

Si comincia dalla collocazione, al primo piano del palazzo invece che al pian terreno: “nessuno in Italia apre un ristorante al primo piano, succede solo a New York. Ma io voglio stupire. E far assaggiare qui, ai milanesi, la cacio e pepe migliore della città”.

Risolveremo la faccenda del nesso tra primo piano e cacio e pepe, è una promessa.

alessandro borghese, ristorante, milano

Intanto, nei 700 metri quadrati a disposizione, il 41enne telecuoco figlio di Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese ha collocato la sede della sua impresa, “AB Normal – Eating Entertainment Company” —un piccolo impero visto che fattura due milioni di euro l’anno—,  con un progetto abbastanza faraonico: uno spazio dove riunire uffici amministrativi e sale per lezioni di cucina, cene o eventi privati, cocktail bar e, soprattutto, il nuovo ristorante, battezzato “Alessandro Borghese – il lusso della semplicità”. E scusate la modestia.


Quanto guadagna Alessandro Borghese.


Lo stile sarà volutamente retrò, ha detto Borghese al Corriere, ispirato agli arredi da crociera degli anni Venti, un omaggio ai tempi in cui il telechef lavorava sulle navi: “sulle navi ho lavorato per molto tempo, da ragazzo, e mi sono rimaste nel cuore”.

Borghese ha qualcosa in comune con Berlusconi e non lo sapevamo.

Ambientazioni e arredi sembrano essere gli unici elementi riconducibili al passato. Tutto il resto parla il linguaggio della tecnologia e dell’efficienza: “abbiamo usato colle naturali e luci che puliscono l’aria studiate dall’Università di Manchester”, con tanta musica rock, blues e jazz di sottofondo e relativo sistema di insonorizzazione”, sottolinea gongolante il telecuoco.

Anche il sistema di pagamento è mutuato dai metodi pragmatici degli States:

“Ci sarà il servizio di prenotazione all’americana —dice Borghese—, online con carta di credito. Questo significa che chi decide di non venire all’ultimo minuto, come fanno in molti purtroppo, dovrà comunque pagare il costo della mancata cena. In Italia nessuno fa così, sarà il primo: con 50 coperti non ci si può permettere la disdetta tardiva”.

Non poteva mancare l’orto, visibile dalla sala, appendice ormai necessaria nei locali che vogliono darsi un tono.

E il menu, come sarà il menù, cosa offrirà il vulcanico telecuoco, nato a San Francisco, cresciuto a Roma e poi approdato nell’industriosa Milano?

alessandro borghese ristorante milanoalessandro borghese ristorante milanoalessandro borghese ristorante milano

“Per ovvi motivi farò una cucina partenopea-laziale, che però guarda anche all’estero”, con un’offerta giornaliera di cinque antipasti, così come i primi, i secondi e i dolci, anche se, assicura Borghese, “ i piatti cambieranno spesso”.

Ricette semplici, chiarisce il protagonista di “4 Ristoranti”, perché “non amo le ricette troppo complicate, né punto alle stelle Michelin. Certo, mi auguro sempre una bella recensione, ma l’obiettivo del ristorante è fare prima di tutto una buona cucina. Voglio che la gente mangi, non assaggi”.

In soldoni, nel menu del ristorante troverete costine di maiale cotte a bassa temperatura e gli spaghetti alla Nerano, tortelli, pasta patate e provola affumicata e agnello al forno.

Il tutto per circa 70 euro a persona ordinando alla carta: “mi sembra un prezzo giusto per Milano e per questa zona”, precisa Borghese.

Ma torniamo da dove avevamo cominciato e chiediamoci come mai la scelta è caduta proprio sulla efficiente Milano, e non, per esempio, sulla nativa Roma?

“Milano è l’ultima frontiera prima dell’espatrio —afferma il telecuoco—. E’ l’unica città internazionale che abbiamo in Italia dove le cose si concretizzano, dove se fai tre appuntamenti sono tre appuntamenti costruttivi, dove vige la meritocrazia. E’ frizzante, sempre in fermento, concreta come me. E’ l’unico posto dove posso lavorare in Italia”.

[Crediti: Corriere della Sera, Il Giorno]

Il suo primo ristorante: giochiamo al fact checking di Alessandro Borghese

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Pare che Alessandro Borghese, nel farci sapere che sta aprendo il suo primo ristorante a Milano, zona CityLife, nel Palazzo di Gio Ponti in Via Belisario 3, in preda a un eccesso d’entusiasmo, abbia infilato qualche imprecisione.

Bufale, tu chiamale se vuoi.


Alessandro Borghese a Milano: com’è, dove si trova e quanto costa mangiare nel suo primo ristorante


Cervelli come i nostri, praticamente inservibili, tranne che per un campionato di Trivial Pursuit dei ristoranti (che spettacolo se esistesse!), si sono subito allertati.

Ha detto il telechef (tra poco non più) senza ristorante:

“Ci sarà il servizio di prenotazione all’americana, online, con carta di credito. Questo significa che chi decide di non venire all’ultimo minuto, come fanno in molti purtroppo, dovrà comunque pagare il costo della mancata cena. In Italia nessuno fa così, sarà il primo: con 50 coperti non ci si può permettere la disdetta tardiva”.


Il Buonappetito – No-show: il ristoratore parla al cliente che lo ha bidonato


Borghese si riferisce al malcostume anche italiano del “No show”, ne abbiamo parlato spesso, ma stavolta soffermatevi sul pagamento anticipato con carta di credito.

L’affermazione “in Italia nessuno fa così”, vi risulta corretta?

È dunque “AB – Il Lusso delle semplicità”, questo il nome che il 41enne telecuoco figlio di Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese darà al locale milanese, il primo che sottrae il costo della cena dalle carte di credito di quei cattivoni che, prenotato un tavolo al ristorante, non danno disdetta e non si presentano?

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Con identico sussiego, spocchia è la parola giusta, Borghese sostiene un altro primato del suo nuovo ristorante:

“Nessuno in Italia apre un ristorante al primo piano, succede solo a New York. Ma io voglio stupire”.

Anche in questo caso qualcosa non ci torna: possibile che in tutta la lunga e italica penisola non esistano ristoranti aperti al primo piano?

Risulta anche a voi?

Andrebbe anche interpretato il Borghese che afferma “70 euro a pasto, un prezzo giusto per Milano e per questa zona”.

Cosa significa? Forse che se il ristorante aprisse a Torino o a Brindisi il prezzo sarebbe minore? E che in fondo quei fighetti presuntuosi di milanesi si meritano 70 euro a botta per la “cacio e pepe migliore della città?”

E quando il conduttore di fortunate serie Tv come “4 Ristoranti” sostiene che Milano è “ultima frontiera prima dell’espatrio” e soprattutto l’unica città italiana “dove vige la meritocrazia”, cosa dovrebbero pensare gli abitanti di Torino, Firenze o Brindisi di questo gentile omaggio a loro riservato.


Il fact-checking delle sparate di Oscar Farinetti vi divertirà moltissimo


Ma lasciamo perdere e concentriamoci sul fact-cheking di Borghese.

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1. Servizio di prenotazione online con carta di credito e pagamento della mancata cena in caso di disdetta tardiva: nessuno fa altrettanto in Italia, e nel caso, quali ristoranti fanno già così?

2.“Nessuno in Italia apre un ristorante al primo piano, succede solo a New York”: esistono già in Italia ristoranti aperti al primo piano di un palazzo? E se sì, quali sono?

I 4 ristoranti preferiti da Alessandro Borghese sono questi

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Si può dire che Alessandro Borghese sia un pioniere della cucina televisiva, oppure si può dire che il Ridge Forrester della tv nutrizional-popolare –mascella prominente, famiglia ingombrante, fascino sedicente– imperversa dal 2004 tormentandoci con format destinati all’oblio televisivo a dispetto dei guadagni pazzeschi: L’Ost; Cortesie per gli ospiti; Chef per un giorno; Cuochi e fiamme; Cucina con Ale.

Dipende da come la pensate. Noialtri qui non abbiamo mai fatto mistero di un’innata antipatia nei suoi confronti, motivata essenzialmente dal suo essere Alessandro Borghese, niente di più niente di meno. Tutto di personale.

Con notevole sforzo siamo stati costretti a rivedere la nostra posizione dopo aver gradito 4 Ristoranti, il programma partito da poco con una nuova stagione su Sky Uno e riproposto con bibliche quantità di repliche su Tv8, il canale in chiaro di Sky.

[4 Ristoranti con Alessandro Borghese, il cuoco senza ristorante]

Quattro ristoratori di una stessa area geografica si sfidano a suon di votazioni, ognuno valutando gli altri tre. In palio ci sono 5mila euro da reinvestire nel ristorante. Non mancano cattiverie e tiri mancini, specie sul finale quando le carte vengono scoperte e i voti svelati.

“Quattro ristoranti ha successo perché è riuscito a trasformare in racconto televisivo la mania della recensione, che sta cambiando il rapporto tra ristoratori e clienti”, ha scritto con la consueta arguzia Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere.

Se in tivù il conduttore di 4 Ristoranti c’è sempre stato, un ristorante vero e proprio non l’ha mai avuto, lacuna che il telechef dal seguito oceanico colmerà presto con l’apertura di un locale a Milano, zona CityLife, nel Palazzo di Gio Ponti in Via Belisario 3, comunicata al mondo con un’intervista al Corriere della Sera tormentata da imprecisioni.

Al punto da costringerci a ricorrere al fact-cheking delle affermazioni fatte da Borghese.

[Il suo primo ristorante: giochiamo al fact checking di Alessandro Borghese]

Ad ogni modo, sarà l’avvicinarsi della fatidica data, ma negli ultimi tempi l’attenzione del figlio di Barbara Bouchet sembra rivolta solo ai ristoranti. Per dire, alla rivista Esquire ha detto quali sono i suoi preferiti.

1. ZUMA, Londra

5 Raphael Street, Knightsbridge

Parliamo di un ristorante dallo stile contemporaneo con tubature a vista, illuminazione moderna e pavimenti di granito. Attorno al sushi bar si respira un’atmosfera teatrale e si gusta un menu giapponese moderno, vario e per lo più interessante.

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Uno stile molto moderno con tubature a vista, illuminazione di design e pavimenti di granito. Ho sempre apprezzato l’atmosfera teatrale che si respira in questo ristorante e i sapori di un menù giapponese moderno, vario e interessante, con una carta dei sakè molto interessante.”

Prezzi: Menu £ 76/124 – Carta £ 26/193

2. TORRE DEL SARACINO, Vico Equense (NA)

Via Torretta 9, Marina d’Aequa

Parliamo di un ristorante appoggiato ad un’antica torre di avvistamento militare dalla quale si ammira la costa che delimita il golfo di Napoli. Un locale essenziale e moderno, mentre la cucina è un omaggio al sud con i suoi sapori pieni e felici.

[Il suo primo ristorante: giochiamo al fact checking di Alessandro Borghese]

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Lo chef Gennaro Esposito è un amico e potrei essere imparziale, ma dal suo ristorante si vede il mare e nei suoi piatti si sentono tutti i suoi sapori e gli affascinanti contrasti. Il ristorante è l’esternazione del suo essere, la continua ricerca della tradizione e la sua continua innovazione nella contemporaneità”.

Prezzi: Menu 145/190 € – Carta 108/163 €

3. TRA VIGNE, St. Helena – California

Charter Oak Avenue, 1050 – St. Helena 

Parliamo di un ristorante italiano elegante con dehors caldo e accogliente, specializzato nei vini della confinante Napa Valley. In cucina c’è Nash Cognetti, di origini calabresi, poco più di 30 anni, a lungo nelle cucine del Falconiere di Cortona.

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Un’esperienza informale tra i vigneti della Napa Valley. Lo stile sottolinea marcatamente le origini italiane, un ambiente caldo che ti fa sentire a casa. La cucina si veste di sapori e tendenze puramente americane, ma la semplicità delle ricette ne esalta ancor di più il gusto. Lì ho fatto una cena che ricordo ancora con tanto piacere”.

Prezzi: Carta 25/50 €.

4. L’IMBUTO, Lucca

Via della Fratta, 36

L'imbuto, Lucca

Parliamo di un ristorante posto all’interno del museo d’arte contemporanea della città toscana, la cucina di Cristiano Tomei, creativa e vulcanica, riflette la vocazione avanguardista. Si sceglie solo il numero delle portate e si parte per un viaggio di sorprese.

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Un ristorante dall’aspetto essenziale in una struttura che sprigiona classe ed eleganza mescolate all’arte, con un cuore di pura fantasia gastronomica: lo chef Tomei. Ho sempre apprezzato la sua cucina geniale e durante le registrazioni di Cuochi d’Italia ho conosciuto anche l’uomo dietro lo chef, che rispecchia perfettamente i sapori dei suoi piatti: raffinati, colorati e pieni di fantasia.”

Prezzi: Menu 50/90 €.

[Borghese? Cucina da avanspettacolo, Barbieri? Insopportabile: Raspelli vota i cuochi della tv]

Questi i quattro ristoranti preferiti da Alessandro Borghese. Il telecuoco si è soffermato poi su altri tre locali che hanno giocato un ruolo importante nella sua formazione.

RECH, Parigi

62, Avenue des Ternes

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Viaggiare è stato fondamentale per la mia crescita umana. Lavorare nelle cucine dello chef Alain Ducasse mi ha molto influenzato. Ricordo bene il discorso di benvenuto basato sull’umiltà, lo studio e la tenacia. Sono parole che mi accompagnano ancora oggi.”

KATZ’S DELICATESSEN, New York

205, E Houston Street

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Tutto secondo l’american style: porzioni giganti servite da cuochi pittoreschi, consumate su tavoli spartani, abbondante birra e ambiente perfetto per girarci un film. Infatti qui hanno girato la famosa scena del finto orgasmo di Harry ti presento Sally. Al tavolo di questo storico ristorante di New York Meg Ryan e Billy Cristal discutevano di “finzioni”, ma al primo boccone del loro pastrami nessuno può fingere”.

L’ARPÈGE, Parigi

84, Rue de Varenne

arpege

Perché piace a Alessandro Borghese:

“Situato nel cuore di Parigi e contraddistinto da uno stile senza troppi fronzoli. L’eleganza dei legni preziosi e la decorazione in vetro firmata Lalique, una strabiliante cucina “di verdure” dello chef/poeta Alain Passard… Se tutto questo non dovesse convincere, il titolo di miglior ristorante al mondo nel 2016 vi toglierà ogni dubbio”.

Una lista e soprattutto delle motivazioni che vi convincono? O meglio, lista e motivazioni che vi hanno incuriosito al punto di voler provare prima possibile il nuovo ristorante di Alessandro Borghese?

[Crediti | Esquire]

Alessandro Borghese: com’è 4 ristoranti dietro le quinte?

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Si è conclusa l’altra sera, attraversata l’Italia da capo a coda, 4 Ristoranti, quarta stagione del programma con Alessandro Borghese trasmesso da Sky Uno Hd.

Il tema scelto per il decimo e ultimo episodio della serie, che durante l’ultima stagione ha registrato circa 1 milione 500 mila spettatori a puntata, repliche comprese, ci sta particolarmente a cuore.

Si tratta delle pizzerie gourmet di Milano.

[10 pizzerie che hanno reso il 2016 di Milano un anno incredibile per la pizza]

Il fatto che i quattro locali partecipanti —Lievità, Pizza Biscottata Gourmet, Garage Pizza & Co e Assaje Pizzeria— rappresentassero in maniera molto parziale il meglio della scena milanese, spumeggiante nella pizza come in altri settori della ristorazione, ci ha indotto a capire meglio come funzionano le selezioni del programma prodotto da DRYMEDIA.

Il vincitore dell’episodio però —ci teniamo a precisarlo— è un pizzaiolo di gran livello. È Giorgio Caruso, proprietario di Lievità, numero 1 della classifica di Dissapore sulle pizzerie milanesi, premiato come “Game Changer” (quelli tanto bravi e innovativi da cambiare le regole del gioco) nel nostro Campionato della Pizza 2017.

Non per niente ha sbaragliato la concorrenza nel programma di Alessandro Borghese, lo Streggatto della tivù.

Proprio a Giorgio Caruso abbiamo chiesto di parlarci dei retroscena di 4 Ristoranti, di come vanno realmente le cose dietro le quinte del programma.

D: Complimenti per la vittoria, hai notato un aumento dei clienti dopo l’episodio trasmesso martedì?

GC: Quando un locale vince qualcosa, qualunque cosa, sì è contenti per la squadra che tutti i giorni lavora nella pizzeria. Confido in un aumento dei clienti durante i primi giorni della settimana, perché spesso dal giovedì in poi siamo pieni.

D: Come fa 4 Ristoranti a scegliere i locali che partecipano, chi ti ha contattato, e quanto tempo prima?

GC: Mi ha contattato la società che si occupa del casting, al quale ho partecipato un paio di mesi prima che iniziassero le riprese.

[4 Ristoranti con Alessandro Borghese, il cuoco senza ristorante]

Quando ho chiesto perché si fossero rivolti a me, hanno risposto che il nome di Lievità è stato fatto dagli altri concorrenti rispondendo alla domanda “contro chi vorresti gareggiare?”, che la produzione del programma rivolge di consuetudine. Purtroppo nessuno di quelli che avrei voluto sfidare ha accettato di partecipare, oppure, forse, non sono stati scelti.

D: Sappiamo che diverse pizzerie si sono rifiutate di partecipare, abbassando di fatto il livello della sfida, che non ha rappresentato l’effervescenza della scena milanese della pizza. Ti sei fatto un’idea del perché di tanti rifiuti?

GC: Vero, alcuni dei miei veri “rivali” milanesi, come quelli che mi sono trovato di fronte nel Campionato della pizza di Dissapore, non hanno voluto partecipare, forse perché temevano il confronto con pizzerie meno affermate, avevano insomma più da perdere che da guadagnare.

Peccato, perché avrei voluto competere con i migliori profili professionali della città.

D. Dopo aver accettato di partecipare a 4 Ristoranti quanto tempo è passato prima che iniziassero le riprese? Hai potuto perfezionare i tuoi impasti o tirare a lucido il locale?

Veramente ho ricevuto conferma due giorni prima dell’inizio riprese. Peraltro, essendo andato in scena per primo, non ho potuto fare altro che comportarmi come sempre, cercando di stare ancora più attento ai dettagli.

D: Quando si gira il programma, la pizzeria è aperta o chiusa, gli avventori sono reali o invitati dalla produzione?

GC: Di norma il locale è chiuso al pubblico, gli ospiti vengono invitati da noi gestori dei locali partecipanti, non dalla produzione.

D. Chi paga il conto, la produzione o i singoli commensali/ristoratori? Oppure è il gestore del ristorante che ospita a offrire?

GC: L’ultima che hai detto.

D: I voti assegnati ai colleghi dai ristoratori che partecipano al programma restano segreti fino alla proclamazione del vincitore, compreso quello di Alessandro Borghese, come si vede in tivù?

GC: Grazie a una troupe molto numerosa, fatta di tanti professionisti, i partecipanti vivono il programma come gli spettatori.

[Di 4 Ristoranti ci piace persino Alessandro Borghese. Possibile?]

Nulla viene anticipato di quanto succede e i voti restano segreti fino alla conclusione dell’episodio.

D: Nella scelta dei piatti e degli argomenti di cui discutere si segue un copione oppure c’è spazio per improvvisare?

GC: Gli autori del programma danno la linea poi si va senza un copione prestabilito, compresi gli ordini degli altri ristoratori che scelgono realmente le pietanze da ordinare.

D: Cosa succede quando il tempo viene “fermato” per le osservazioni di Alessandro Borghese?

GC: Viene chiesto ai concorrenti di rimanere immobili, mentre Borghese fa le sue arringhe.

D: In quanto tempo si sono svolte le registrazioni nelle quattro pizzerie che hanno partecipato alla “tua” puntata?

GC: In quattro giorni, uno per ristorante.

Giorgio Caruso – Lievità

D: I 5000 euro di premio assegnati dalla produzione al vincitore di ogni episodio non sono pochi per migliorare il locale, obiettivo dichiarato dalla produzione?

GC: Sì, sono pochi. I forni e gli attrezzi per le pizzerie come le nostre sono costosi, ma se spesi per queste cose anche 5000 euro possono mandare un segnale positivo allo staff.

D: Il buono sotto forma di card che viene dato al vincitore è vero, oppure la somma viene stanziata in un altro momento? Tu come la impiegherai?

GC: La card è simbolica, viene ritirata al termine delle riprese, l’importo arriva nel conto corrente del vincitore con un bonifico entro 3 mesi dalla messa in onda.

Per quanto riguarda me ho deciso di spendere quella somma per comprare un cosiddetto “fermalievitazione”, serve a controllare i miei impasti con maggiore precisione.

D: Che tipo è Alessandro Borghese a telecamere spente?

GC: Come appare quando sono accese, direi, si muove sul set con molta naturalezza al contrario dei concorrenti, che nel mio caso erano tesi come corde di violino, me compreso.

Con lui presente era tutto più facile, perché ci guidava nello svolgimento delle discussioni e nelle diverse situazioni dell’episodio. S’intuisce anche una buona esperienza nelle cucine professionali, per esempio si è rivelato impeccabile quando ha infornato la mia pizza!

D: Abbiamo saputo che stai aprendo un nuovo locale, puoi dirci qualcosa di più?

GC: Vero, sto lavorando alla terza pizzeria milanese, dopo quelle di via Ravizza e via Sottocorno. Stavolta aprirò in via Varese, angolo largo la Foppa, in zona Moscova.

Non sarà un locale grande, ma la posizione è ottima, sono certo che le soddisfazioni non mancheranno. Protagonista del menu sarà la nostra pizza napoletana, moderna più che gourmet, da abbinare a una selezione molto curata di vini e bollicine.

[Crediti | TvZap, immagini: TvZap, Antonio Fucito]

Quattro Ristoranti: quanto costa avere Alessandro Borghese in città?

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Sembra strano rifiutare di ospitare nel proprio territorio il popolare telechef Alessandro Borghese, completo di regolare troupe Sky al seguito, per registrare un episodio del talent gastronomico  “Quattro ristoranti”.

Eppure, succede a Como, dove la richiesta della produzione di Quattro ristoranti alla competente Camera di Commercio, comprensiva di cachet da 10.000 euro per lo chef e circa 24 camere per la troupe, è stata respinta senza troppi giri di parole da Andrea Camisasca, assessore con delega al turismo nella giunta municipale.

[Alessandro Borghese: com’è “Quattro Ristoranti” dietro le quinte?]

“I dati delle presenze turistiche premiano Como –dice Camisasca– e vuol dire che abbiamo fatto bene. Anche nel marketing. Gli stranieri sfiorano l’80% dei turisti e una trasmissione come questa non servirebbe”.

Un no secco alla popolare trasmissione, che pur raccoglie circa mezzo milioni di spettatori a episodio, con l’unico neo di essere a diffusione nazionale, e cioè non utile a invogliare danarosi turisti stranieri.

Ma anche il cachet pare aver pesato sul diniego: “Io conto anche i centsimi, e diecimila euro non sono pochi”, –continua Camisasca, che precisa pure che “le iniziative di promozione sono altre”.

Tutto finito allora? Per nulla, visto che l’assessore al commercio della giunta comasca è di parere opposto: “Non è possibile farsi scappare a priori un’opportunità di promozione televisiva, mediatica e sui social, che avrebbe avuto ricadute molto positive sul nostro territorio. Borghese ha un grande seguito e lo dicono i numeri”.

Morale della favola, la giunta ha cercato di metterci una pezza, contattando la produzione del programma e riuscendo infine a ospitare Borghese e la sua troupe; le riprese inizieranno proprio oggi.

Da parte sua, il produttore si dice esterrefatto del rifiuto ricevuto in prima battuta, specificando che “in 44 puntate non era mai successa una cosa del genere”, e puntualizzando di non aver mai rinunciato a una tappa in base alla presa di posizone di un ente locale.

Insomma, ad Alessandro Borghese, e alla notorietà che si porta dietro completa di turisti paganti, pare non si possa dire di no.

[Crediti: la provincia di Como]

Recensioni ristoranti: Alessandro Borghese apre “Il lusso della semplicità”, 5 piatti più i vini a 100 Euro

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Avete presente quando Alessandro Borghese,  in uno dei suoi millemila programmi tv, fa quell’espressione da amicone a tutti i costi con quelli che non l’hanno mai visto? Ecco. A vedere la sua faccia in tv mi trasformo esattamente nelle persona che non voglio essere: livorosa, assetata di sangue e sputasentenze.

Ha aperto un temporary restaurant a Milano“, mi dicono.

Non me lo voglio perdere: una serata mi basta e avanza per fomentare la mia irrazionale tendenza a trasformarmi in troll silenziosa (di quelli che borbottano duro, ma poi non esternano). E quindi prenoto per due, perché il gioco della critica ingiustificata è più divertente se condiviso.

All’ultimo, però, capita l’imprevisto e al tavolo del Ristorante Il lusso della semplicità (all’interno dell’Hotel Enterprise di Milano) sono sola. E da sola mi si abbassano di molto le velleità d’odio non giustificato: diciamo che divento più docile perché codarda.

E comunque, che non passi in sordina, il nome del ristorante (nonché della società di Borghese) è inascoltabile.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Funziona così: durante il giorno Borghese registra 5 puntate della sua nuova trasmissione (Kitchen Sound, in onda dal 20 luglio su Sky Uno HD e poi su Sky on demand), e la sera ai tavoli la gente mangia quello che ha cucinato per la tv. A rotazione 200 ricette (il menu cambia una volta alla settimana) e così non si butta via niente (che adesso è pure di moda).

Sola e tapina al mio tavolo leggo il menu degustazione della serata: 5 portate con accompagnamento vini alla modica (?) cifra di 100 euro. Non gridate subito allo scandalo: calcolate che, finita la cena, avrete il vostro selfie con lo chef compreso nella cifra.

La sala si riempie in fretta: una trentina di coperti, che più variegati non si può. D’altra parte cosa volete che faccia seduta a tavola da sola? Guardo gli altri, ovviamente, visto che la fauna umana è largamente più interessante delle roselline nel centrotavola.

Ci sono delle ragazze, forse in cerca del selfie suddetto (pratica ormai consolidata), ma anche delle famiglie hipster con uno stuolo non trascurabile di bambini. C’è la coppia attempata e tirata a lustro per l’occasione, e poi ci sono lui e lei con discreta differenza d’età e pure di etnia. Insomma, ce li abbiamo tutti: mi chiedo se siano tutti spinti dalla curiosità, dall’essere fan oppure hater (perché non voglio pensare di essere la sola della tipologia, altrimenti mi sento cattiva).

Prima di dirvi cosa e come ho mangiato devo fare una considerazione.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Il nuovo programma di Borghese ha a che fare con la cucina, ma pure con la musica (da qui Kitchen Sound, che poi è sempre meglio del nome del ristorante). In ogni puntata la colonna sonora è la selezione di RDS, sponsor tecnico del programma, e poi c’è pure una ricetta rappata: me l’ha detto Borghese (ecco,  ora sapete che ci ho parlato, mi sono autospoilerata).

Dopo questa serata ho capito che, se mangi da sola, inevitabilmente fai più attenzione ad altri dettagli. La musica, ad esempio, che a cena dovrebbe essere un sottofondo. Qui la top 100 di RDS ci mette il suo. Cosa può contenere una playlist con le 100 migliori canzoni di sempre se non delle ciofeche inascoltabili e dei capolavori che ti verrebbe voglia di saltare sul tavolo e sculettare?

Tutto molto pop, non c’è mica da fare i difficili qui, ma nel mio studio sociologico sulla “cena per uno” ho capito che i Guns n’ Roses mi rinfrancano nei momenti bui, forse perché ho stampata nella testa la frangia di Slash in fase schitarramento.

Oltre alla musica ti aiuta il vino, naturalmente. Perché se sei solo, in quei momenti tra un piatto e l’altro, quando hai già scrollato Facebook e guardato in giro, butti giù sorsino dopo sorsino. Non è sete, è un gesto incondizionato che porta al disfacimento.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Comunque, i piatti. Si inizia con un fish cake con salsa lemongrass e maionese di latte di baccalà mantecato. Lasciate stare il barocco del nome: è un bocconcino di pesce fritto, e più di tutto gradisco la maionese.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Si passa al tris di antipasti: Insalata di riso a’mmare (spuma di riso, alghe marine, lumachine di mare e cannolicchi), Brus-schietta (pane, fior di latte, vongole veraci, basilico e mentuccia), Sgombro 69° (sgombro marinato con salsa aioli e chili, e daikon arrosto).

Lo abbiamo capito: dare il nome alle cose non è il suo forte. Il fatto è che, comunque, non se ne salva uno e pare di giocare alle scatole cinesi: le alghe ammazzano le lumachine, la mentuccia ammazza il fior di latte, l’aioli ammazza il daikon. Io non mi ammazzo, io bevo.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

“Vuole per caso assaggiare qualche piatto del menu per i bimbi?” (Ce ne sono talmente tanti, dopo Junior MasterChef, che hanno creato un menu apposta per loro). Come no?

Ecco l’involtino di carne con misticanza, cucunci e pangrattato al miele. Non male, se non fosse per la carne un po’ tenace, ma comunque un sapore non propriamente soft. I bambini devono essere un po’ cambiati, dai miei tempi: mangiano i fiori del cappero e io non me ne ero resa conto.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

E’ il momento di “Fettuccina alla brace” AKA fettuccine con pomodorini bruciati, vaniglia, menta, pecorino e olio al carbone.  Una sorta di sberlone in faccia: coraggioso, ma decisamente carico.

Insomma, non è che si senta tanto il bruciato, è che si sente tantissimo il pecorino (cosa che mi piace sempre, ma che poi pago con nottate di allucinazioni desertiche).

Buona, sì, molto salata ma “maschia”. Irrorare con vino a profusione.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Ci risiamo: “Rombo del pollo”. Dicesi rombo del pollo un rombo chiodato con pelle di pollo e chimichurri all’italiana. I piccoli grumi di pelle di pollo risultano di una sapidità quantomeno temeraria, e diciamo pure che il rombo diventa una sorta di contorno.

Ora ne sono certa: sarà una nottata da bottiglia a canna.

Sì, ma in tutto questo: Borghese quando arriva? Ho tracannato di tutto: bollicine, Gewurztraminer Hofstätter, persino un rosso che poi però ho dimenticato, e di lui ancora neanche l’ombra.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Il secondo piatto per bambini è una costoletta d’agnello su letto di patata schiacciate al profumo di agrumi di Amalfi.

Riconfermo il fatto che le papille dei piccoletti devono essersi ben evolute in questi anni, e pure che Borghese abbia una certa predilezione per piatti non proprio delicati, ma piuttosto decisi.

Alessandro Borghese, ristorante a Milano

Il dessert si chiama “Mangialo bene” (sigh) ed è un biscuit al pistacchio, crema della nonna all’arancia e passion fruit. Fresco, graditissimo dopo tutta questa scazzottata di sapori forti un toccasana.

Il passito Pellegrino accompagna, e realizzo che la cordata di vini pop serviti stasera ricorda una selezione di madre Esselunga, ma non ho per nulla disdegnato.

Ristorante temporaneo Alessandro Borghese

Sono un po’ sbronza, ho ancora sete e sono piena. In questo tripudio di sensazioni tra i tavoli si palesa la star, che li gira uno per uno e non si sottrae a sorrisi e foto ricordo. Sto finendo il mio dolce, ho cucchiaio e bicchiere in mano e, non potendomi stringere la mano Borghese mi saluta con un gomito contro gomito.

La cena in solitaria col bicchiere sempre pieno mi porta ad essere più loquace di quanto pensassi. Gliele sparo tutte: “mi verranno 4 buchi di cellulite stasera” (io parlo del sale, ma lui interpreta come “ho mangiato tanto”), domande a raffica sulla trasmissione (il rapper che trova rime sulla ricetta della carbonara sarà da vedere), poi mi lancio in un “sembri più magro in tv” che mi autoimbarazza, maledetto passito!

Lui glissa “sono una fisarmonica, dipende dal periodo”. Sono stata cattiva?

Conclusioni: è più facile odiare immotivamente una persona che si vede solo in tv, e dopo questa serata mi sento decisamente più magnanima nei confronti di Alessandro Borghese.

Ho anche imparato che quelle ricettine un po’ insipide che lo vedevo snocciolare in video sono in realtà delle bombe di sapidità che esprimono un certo carattere vivace, nonchè un palato che non va per il sottile. Chissà quanto acqua beve al giorno.

E poi ho imparato anche che ci vorrebbe un vero copy per dare il giusto nome ai piatti.

Per chi se lo stesse chiedendo, la lunga passeggiata rinfrescante fino alla macchina ha giovato alla mia salvezza.

[Crediti | Link: Dissapore]


4 Ristoranti con Alessandro Borghese, il cuoco senza ristorante

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Innanzitutto: ci mettiamo d’accordo una volta per tutte su come vanno chiamati questi chef senza ristorante? Vi va bene Tv chef? Preferite Star chef o Power chef?

E se rinunciassimo alla sintesi optando per “Toy boy della tavola televisiva“? Scusate è perfetto, calza a Chef Rubio, aderisce a Simone Rugiati e si confà pure ad Alessandro Borghese.

Che in un ristorante vero non ha mai investito (chi glielo fa fare del resto, nei panni di azienda “one-man-band” guadagna molto di più) ma è titolato per condurre 4 Ristoranti, da martedì 10 novembre in prima serata su Sky Uno.

Seconda stagione di un format che è piaciuto, tanto che Sky e Magnolia hanno prodotto 10 episodi nuovi, dove 4 ristoratori di una stessa area geografica si sfidano a suon di votazioni, ognuno valutando gli altri concorrenti. In palio ci sono 5 mila euro da reinvestire nei ristoranti, che non saranno eccellenti ma neanche da incubo.

MOMENTO CONFESSIONALE

Nei miei ricordi di cucina televisiva moderna Alessandro Borghese c’è sempre stato, e in effetti è così, faccione e chioma fluente imperversano sugli schermi dal 2004. L’Ost, Cortesie per gli ospiti, Chef per un giorno, e così via fino a 4 ristoranti.

Mi chiedo perché, voglio dire, se c’è una ragione vera. L’unica risposta che riesco a darmi è che piace. E’ vero, vedere la sua faccia in tv che fa quell’espressione da amicone a tutti i costi con chi non l’ha mai visto, trasforma qualcuno di noi nella persona che non vuole essere: livorosa, assetata di sangue e sputasentenze.

Ma piace a figlie e nonne, è educato, carino, moderatamente simpatico. Il bravo ragazzo da far conoscere a mammà. E pazienza se ogni tanto ammicca, gigioneggia o sembra seguire un copione troppo pettinato.

[Fine momento confessionale]

E piace anche l’avvio della seconda stagione di 4 Ristoranti nonostante l’effetto deja vu. Tutto è rimasto uguale: struttura, regolamento, chioma e faccione del protagonista.

Però i ristoratori risultano vivaci, imprenditori motivati e appassionati. I piatti dei loro menu sono tradizionali o rivisitati con prudenza, gli impiattamenti senza troppi svolazzi. I locali somigliano a quelli che frequentiamo nella vita di tutti i giorni: modesti, eccessivi, belli o insignificanti ma comunque veri.

Il programma, ritmato, senza particolari inserimenti di fiction, ha il merito di non esagerare con i buoni sentimenti e costringe anche chi prova un’innata antipatia nei confronti del “Toy boy della tavola televisiva” (allora, siamo d’accordo?), motivata più che altro dal suo essere Alessandro Borghese, a rivedere la sua posizione.

Pur se con notevole sforzo.

[Crediti | Link: Dissapore]

 

Quanto guadagna Alessandro Borghese

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Okay, in effetti “Il lusso della semplicità” non è   il massimo della raffinatezza  e nemmeno dell’originalità,  se parliamo di nomi da assegnare a un ristorante.

Però l’associazione di parole è chiara, immediata, va dritta al punto senza tanti fronzoli.

Proprio come Alessandro Borghese.

Ma il  sempre-sorridente telechef dall’aria un tempo stralunata che abbiamo conosciuto in trasmissioni quali Junior Masterchef o Kitchen Sound –e che è appena tornato in tivù con “Alessandro Borghese 4 ristoranti, trasmesso da Sky uno HD alle 21.15– non è solo un ristoratore e un popolare conduttore di programmi di cucina. E’  innanzi tutto è un marchio.

E,  per ragioni che restano insondabili ai più, noi compresi, è anche  una vera e propria  macchina da soldi.

Il suo marchio infatti, “il lusso della semplicità”, insieme alla holding “AB NORMAL” –tanto per restare in tema di nomi originali– è una rete che spazia in tutto lo scibile della cucina.

Dalla ristorazione alla produzione di programmi TV, dai negozi di pasta fresca al catering, dall’utensileria da cucina alla comunicazione via web e, da ultimo, il nuovo ristorante da 50 coperti con  scusa di cucina incorporata che sorgerà a febbraio 2017 a City Life, Milano, la città che, secondo le previsioni di Borghese stesso “è destinata a crescere di più in Europa”.

Giusto quindi investirci del denaro e allargare il già vasto impero, che conta in totale un più che ragguardevole fatturato da due milioni di euro, ricavato dalle molteplici attività seguite.

E la chiave per costruire questo piccolo impero non è certo stata solo la (presunta) l’abilità ai fornelli, ma, evidentemente, un innato senso per gli affari.

Borghese è stato infatti  uno dei primi ad avere l’intuizione di quanto avrebbero contato il web e i social in ogni attività –come lo stesso chef-tv ha raccontato in un’intervista a Business Insider— intuizione che lo ha portato a “investire cifre non indifferenti nel mondo social quando ancora molti non ne comprendevano la portata: “ho creato alessandroborghese.com e la mia pagina Facebook oltre 10 anni fa, da lì si è sviluppata la società che si occupa di comunicazione web e che oggi produce format tv, i miei e quelli di altri”, dice lo chef.

Ecco perché Borghese, dietro l’aria piaciona e ammiccante del cuoco sorridente, è in realtà uno scaltro uomo d’affari, capace di fiutare l’aria e interpretare le nuove tendenze: “perché oggi lo chef deve sì avere il cuore sui fornelli, ma la testa negli affari, e non può più solo essere un artista del tegame”.

Ma il successo di Borghese e l’abilità nell’amministrare il suo impero culinario derivano anche dalla capacità di delegare l’imponente mole di lavoro, la capacità di scovare le persone giuste e creare un team valido, efficiente e affidabile.

Dice infatti Borghese: “Gli imprenditori italiani sono degli accentratori assolutisti. I miei anni negli Usa mi hanno invece insegnato che il segreto è saper mettere insieme le persone con le giuste competenze: non potrei seguire tutto senza delegare”.

E tra le molteplici attività seguite, c’è anche quella di consulenza ai giovani imprenditori, che Borghese forma iniziando con una domanda semplice e diretta: “quanta fame hai?”, ovviamente non riferita al desiderio di tagliatelle ma a ben più corpose attività finanziarie, sulle quali lo chef elargisce preziosi consigli, forte della sua lunga esperienza:

“Tanti vogliono investire nel food, dove c’è molto spazio, ma dove ti puoi fare anche molto male. Per imporsi servono una motivazione forte, un’idea imprenditoriale concreta, un business plan accurato. In troppi –-e questo è anche colpa della tv -– pensano che aprire un locale sia una facile via di fuga da un altro mestiere… In realtà la ristorazione ha costi alti e margini bassi».

Consigli che non dimenticano di rimarcare l’importanza dello studio e dell’aggiornamento, come in qualsiasi altra attività in cui si voglia ottenere un successo solido e duraturo. “Studiare, studiare e ancora studiare”, è il consiglio di Borghese, che raccomanda anche una solida formazione, da farsi nelle cucine dei ristoranti di tutto il mondo, una tappa obbligata per ogni chef che abbia mire più  elevate  dell’aprire la trattoria sotto casa: “Non sono per la fuga dei cervelli, ma sono per la loro “trasferta temporanea”. L’estero insegna a interiorizzare un diverso modello del lavoro. Poi però quel bagaglio te lo devi riportare in Italia».

Studio costante, aggiornamento, intraprendenza e voglia di novità sono doti che fanno immaginare a Borghese scenari sempre nuovi.

“Mi piacerebbe che Quattro ristoranti diventasse una sorta di nuova guida gastronomica, un diverso TripAdvisor, magari con un proprio sito – dice Borghese – e poi sto pensando a un’esperienza nel settore alberghiero. Di sicuro lì qualcosa potremmo fare”.

Perché tante sono le possibilità di successo, basta avere il fiuto giusto:  il fiuto di uno chef.

Quello che –l’avreste mai detto?– sembra avere Alessandro Borghese.

[Crediti | Link: Business Insider]

Quattro Ristoranti: chi è il ristoratore padovano che voleva querelare la serie

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Ha rischiato di trasformarsi in un legal drama la tappa padovana di Quattro ristoranti, nota serie tv con Alessandro Borghese trasmessa da Sky Uno. L’ultimo classificato, guarda un pò, stava per sporgere querela, ma poche ore fa, a sorpresa, ci ha ripensato.

Stiamo parlando di Daniele Bovolato, titolare del ristorante Gourmetteria, in via Zabarella, che ha sfidato tre locali del centro di Padova: Radici. Terra e gusto, vincitore dell’episodio con lo chef Andrea Valentinetti, Storie di cibo e di vino e La Gineria Gourmet.

Pur avendo abbandonato l’idea della causa, Bovolato si è fatto il sangue amaro perché ritiene di aver subito un “grave danno di immagine”, non tanto per il giudizio dei colleghi, ma a causa del montaggio che avrebbe snaturato il suo ristorante.

“Mi hanno criticato su tutto fin dal primo giorno” –sostiene Bovolato– “la location fa schifo, il menù non è di qualità, il servizio pessimo. Così già al secondo giorno ho contattato il mio avvocato di fiducia. Insieme siamo andati a Milano e abbiamo messo nero su bianco una serie di contestazioni. Grazie a questo siamo riusciti a far tagliare alcune scene che, altrimenti, mi avrebbero penalizzato ancora di più”.

[Alessandro Borghese: com’è 4 ristoranti dietro le quinte?]

A detta del ristoratore la serie si basa su un copione predefinito: “Ero talmente incazzato che volevo ritirarmi, ma siccome sono una persona corretta ho scelto di rimanere: ora però posso dire che è un programma tutto costruito. Ti fanno recitare un copione già scritto”.

Un confronto serrato con la produzione del programma lo avrebbe spinto a soprassedere sulla querela, specie dopo aver letto alcune clausole del contratto firmato prima di partecipare al programma.

gourmetteria-padova

Bovolato –riferisce il Corriere del Veneto– ha raccontato di partecipanti disposti a tutto pur di ottenere il punteggio più alto, con prezzi abbassati all’ultimo momento per ottenere voti migliori e menù realizzati appositamente per Quattro Ristoranti.

“Mi inducevano in errore, mi tiravano tranelli. Ogni volta che mi lamentavo per qualcosa mi tranquillizzavano, dicendo che la trasmissione fa un milione e 300 mila spettatori e porta clienti. Ma a me non interessa questo. Io di clienti ne ho già abbastanza. Volevo solo far vedere a tutti com’è realmente il mio locale. Mi dispiace perché il risultato finale non è assolutamente rappresentativo del mercato padovano”.

La replica, per bocca di Fabrizio Ievolella, amministratore delegato di DryMedia srl, la società che produce la serie, non si è fatta attendere:

“Siamo giunti alla quinta edizione di Quattro Ristoranti il cui successo è dovuto anche al fatto che, nella realizzazione di ciascuna puntata, a tutti i ristoratori è lasciata la libertà di esprimersi e di formulare liberamente i propri giudizi. Se i giudizi degli altri partecipanti e l’esito della puntata hanno urtato la sensibilità di Daniele Bovolato ne siamo dispiaciuti, ma fa parte del gioco, e respingiamo categoricamente il fatto che il signor Bovolato ci avrebbe indotto a tagliare alcune scene considerate da lui inopportune a seguito di un incontro con il suo legale”.

[Quanto costa avere 4 Ristoranti in città?]

Anche se Bovolato ha annunciato che non parteciperà “mai più” a programmi simili, la rinuncia alla causa suona come un pentimento postumo. O forse il ristoratore padovano aveva sottovalutato i rischi che la partecipazione a 4 Ristoranti comporta, almeno in caso di sconfitta.

[Crediti: Il Mattino di Padova, Corriere Veneto]

4 Ristoranti: risposta social di Alessandro Borghese alle polemiche

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Alessandro Borghese ha pubblicato un “meme” sulla sua pagina Facebook e sul profilo Instagram con evidente riferimento a Daniele Bovolato, titolare della Gourmetteria di Padova che, dopo essersi piazzato all’ultimo posto nell’episodio padovano di “4 Ristoranti”, ha minacciato di fare causa alla serie trasmessa da Sky Uno per danno d’immagine.

Salvo poi ritrattare tutto, probabilmente dopo aver letto con attenzione il contratto sottoscritto con DryMedia srl, la società che produce la serie.

[Quattro Ristoranti: chi è il ristoratore padovano che voleva querelare la serie]

Nel “meme”, cioè nell’immagine ironica postata sui social in risposta al ristoratore padovano, Borghese appare scarmigliato, con espressione affranta mentre il testo recita:

“Quando spieghi le regole del gioco e ci rimangono male se non vincono!”.

Roba da mettersi le mani nei capelli, proprio come Borghese nel suo meme, oppure da metterla sul ridere, come hanno fatto molti follower del telechef romano commentando in massa: da chi ironizza “Daniele (Bovolato) l’ha presa benissimo. Qualcuno gli prepari uno spritz”,  a chi trova che l’esagerata reazione del ristoratore sia dovuta a “gelosia”.

Una gelosia che comunque la sua discreta dose di popolarità l’ha comunque regalata, al fumantino ristoratore padovano. Anche se forse non proprio di quella che lui si aspettava.

Crediti: Il Corriere

Alessandro Borghese: i casting per il nuovo programma su Sky, Kitchen Duel

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Sì, avete letto bene: in un futuro non meglio definito partirà su Sky un nuovo programma di cucina con Alessandro Borghese, per cui in questi giorni sono aperti i casting. Non siamo sicuri di voler commentare l’onnipresenza di Borghese in televisione, perché tutto sommato un po’ temiamo la sua capacità di ribaltare i risultati.

Possiamo solo dire che ci sembra che debbano mettersi il cuore in pace tutti gli altri aspiranti chef star: pare che ormai non ce ne sia più per nessuno, Borghese ha vinto a rubamazzo e s’è conquistato quasi l’intero palinsesto televisivo dedicato alla cucina, a colpi di voti potenzialmente ribaltanti nel suo fortunatissimo “Quattro Ristoranti”. Un successo dato evidentemente non solo dal format ma proprio dalla sua abilità di conduttore: lo dimostra il fatto che il fratellino minore del programma, quel “Quattro Hotel” con Bruno Barbieri, non è riuscito a eguagliare i risultati del tv show del figlio di Barbara Bouchet.

Quindi è assolutamente ragionevole (per quanto un filo ridondante) che Sky continui a puntare su di lui, affidandogli un nuovo format, ideato e prodotto da Level33 e AB Normal e n onda prossimamente su Sky Uno. Del programma per ora si sa che si chiamerà Kitchen Duel, e che vedrà una coppia di rivali amatoriali in cucina sfidarsi per decidere una volta per tutte chi sia il migliore. Al momento si cercano aspiranti chef che vogliano partecipare: gli unici requisiti richiesti sono il saper cucinare e avere un amico o parente da sfidare ai fornelli. Per candidarsi è necessario inviare la propria richiesta di partecipazione all’indirizzo email casting.kitchenduel@level33.tv entro il 17 maggio.

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